Case green, in Piemonte un immobile su due è da efficientare
Il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro, oltre il 50% degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse, questo vuol dire che in Piemonte è da rifare un immobile su due.
L’Ecofin, la riunione dei ministri dell’economia degli Stati UE, ha approvato il testo finale della Direttiva Eco Green con voto contrario di Italia e Ungheria. Gli Stati membri dovranno quindi recepire nell’ordinamento nazionale gli obiettivi entro 2 anni. La Direttiva prevede diversi obiettivi relativi al miglioramento delle prestazioni energetiche nell’edilizia, con la riduzione di gas serra e consumi energetici entro il 2030, e neutralità climatica entro il 2050. I primi obiettivi rimangono comunque una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e una diminuzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 20-22% entro il 2035. Non saranno più incentivate le caldaie a gas o a combustibili fossili a partire dal 2025.
Il Presidente Dino De Santis, presidente di Confartigianato Imprese Torino vede in questa nuova disposizione europea un’opportunità per le imprese ma ritiene che “in Italia si evidenzieranno parecchi problemi applicativi. La conversione della direttiva sulle case Eco Green pone al Governo di risolvere un grosso problema: la mancanza delle risorse da parte dei cittadini per ristrutturare il loro patrimonio immobiliare.” In questo quadro l’evoluzione del mercato immobiliare dopo il 2035, già condizionato dal calo demografico, verrà influenzato non solo da una diminuzione della domanda, ma anche dal venir meno di presupposti legati all’economia delle famiglie che sino ad oggi è stata sostenuta dai cittadini in pensione.
“Il Governo apra un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, prima della conversione della direttiva -propone De Santis- per permettere di pianificare alcune linee di intervento. Innanzitutto, lo Stato dovrebbe istituzionalizzare degli incentivi per le ristrutturazioni in una percentuale superiore a quella ad oggi prevista del 50%. Inoltre, dovrebbe garantire che non vengano comminate sanzioni a coloro che non intendono ristrutturare”. Secondo Confartigianato bisognerebbe anche prevedere un sistema di esonero nell’applicazione della direttiva a tutti i proprietari di case con età superiore settant’anni almeno fino al 2050. Secondo l’associazione se ristrutturare una casa diventasse un obbligo, chi erediterà immobili potrebbe perdere buona parte dei risparmi lasciati dai genitori solo per ristrutturare. “Pertanto – dice il presidente – chiediamo che sia prevista la possibilità di alienare l’immobile senza ristrutturarlo. Questo comporterebbe una vendita delle case, in classe F o in classe G, ad un prezzo inferiore al mercato, se non quasi dimezzato. Ecco che dovrebbe essere prevista una misura fiscale che permetta al cittadino in 10 anni di detrarre, dall’Irpef dovuta allo Stato, la minusvalenza ricavata dalla vendita dell’immobile al di sotto del prezzo del mercato”.
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